Le innovazioni legislative apportate con le leggi nn. 15 e 80 del 2005 (di modifica della legge sul procedimento, n. 241/1990) hanno introdotto ambiziosi mutamenti volti ad incidere sulla configurazione di taluni istituti tradizionali del diritto amministrativo.
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Tali cambiamenti hanno, tuttavia, un ambito di efficacia ben più esteso del solo procedimento amministrativo, collocandosi in un'ottica di ridefinizione dell'assetto delle relazioni pubblico-privato.
Per effetto delle intervenute modifiche è mutato, infatti, il quadro originario del rapporto autoritativo fra P.A. e privati, caratterizzato da un'attività iure imperii della prima cui si contrapponeva la soggezione dei cittadini. In considerazione del tasso di innovatività delle riforme, non è mancato chi, a ragione, ha parlato di passaggio da Stato a diritto amministrativo a Stato di diritto comune, alludendo alla trasformazione realizzata attraverso le varie forme di privatizzazione e di liberalizzazione di attività in passato gestite attraverso le forme tradizionali dell'amministrazione autoritativa.
Nell'ambito delle modifiche sostanziali del diritto amministrativo, inoltre, non è da trascurare il ruolo fondamentale rivestito dalla giurisprudenza, che ha provveduto alla perimetrazione e ridefinizione di alcuni istituti controversi: si cita, a tal proposito, il contributo fornito dalla Corte costituzionale (sent. 11-5-2006, n. 191) e dalla Cassazione (SS.UU. civili, 7-2-2007, n. 2688), utile a chiarire la spinosa questione del riparto di giurisdizione in materia di occupazione appropriativa ed usurpativa.
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