Nel Palazzo Vecchio di Firenze si conserva un affresco staccato, proveniente dal distrutto carcere delle Stinche, nelle quali la tradizione vuole raffigurata la cacciata del Duca di Atene dalla città.
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Ma l'affresco contiene simboli misteriosi che con il Duca non hanno niente a che vedere e sembrano rinviare a un significato diverso, che in passato alcuni hanno collegato agli avvenimenti che condussero alla soppressione dei Templari. L'autore ripercorre la storia dei Templari fiorentini e dei loro rapporti con il movimento dei Fedeli d'Amore, la misteriosa setta esoterica di poeti stilnovisti della quale avrebbe fatto parte Dante Alighieri, che a loro si rivolge espressamente nella Vita Nuova. Sfatando le invenzioni e le immaginazioni di cui Templari e Fedeli d'Amore sono stati fatti oggetto, l'autore si ancora agli scarni documenti, ai versi dei poeti e ai pochi dati certi per mettere il luce una realtà più affascinante di un romanzo, svelando connessioni e influenze indiscutibili nelle quali cabbalà ebraica, eresia catara e sufismo islamico si dimostrano espressioni della rinascita di un'antica tradizione gnostica, che coinvolse anche l'Occidente e la Toscana in particolare.
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CBR$GLBT@Biblioteca dell'Identità Toscana del Consiglio Regionale