La crisi finanziaria e dei debiti sovrani di inizio millennio ha profondamente inciso sulla realtà socio economica di ampia parte del pianeta, imponendo - per quanto riguarda in particolare l'Europa - significative modifiche degli apparati di controllo del sistema finanziario.
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Da qui la necessità di procedere ad una riflessione che consenta di valutare la portata delle innovazioni disciplinari attuate nell'UE e, al contempo, di verificare la sostenibilità delle politiche di rigore sottese all'azione regolatrice. La presente indagine traccia un percorso logico giuridico che ha riguardo al complesso dispositivo adottato dall'Unione per rivitalizzare la cooperazione tra i paesi membri e, più in generale, per attivare nuove forme di coesione operativa tra i medesimi. Conseguentemente, viene messo in evidenza l'elevato grado di coordinamento ora raggiunto in ambito finanziario, grazie ad una crescente armonizzazione degli appartenenti al settore e, dunque, ad un ridimensionamento del divario che, a lungo, ha caratterizzato la posizione dei diversi Stati membri. Per converso, essa consente di riscontrare l'incidenza negativa, sul piano della crescita, delle politiche di austerity fino ad oggi praticate dalle autorità europee. Da qui la proposta di una apertura verso valutazioni prospettiche che - nel riferimento all'esigenza di porre fine all'eccessivo rigore - identificano nella ricerca di un'altra Europa la vera sfida degli anni a venire.
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