Giuseppe Ferri partecipa alla campagna di Russia dall’aprile al dicembre del 1942. Ha ventinove anni e porta con sé un’agendina in pelle dove annota le sue esperienze con una matita, perché l’inchiostro della penna si congelerebbe a causa del freddo.
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I suoi appunti sono scarni e non mancano gli errori ortografici, tuttavia ci restituiscono tutte le sue emozioni, dalla paura alla nostalgia per le persone care, e naturalmente la speranza per un futuro migliore. Le parole di Giuseppe ci aiutano a comprendere molti terribili aspetti della guerra, dalla ferocia dei bombardamenti e delle razzie al dolore per i compagni caduti, e ci ricordano che la storia, anche negli avvenimenti più grandi ed epocali, è fatta prima di tutto di persone. Premessa di Marta Baiardi. Introduzione di Matteo Grasso.
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