«Il passaggio dalla sala d'attesa del terminal al fasto improvviso coglie tutti di sorpresa, anche se a casa il catalogo con le immagini della nave ti ha già portato qui più volte. Il personale di bordo ti accoglie e sorride con ruffiana compiacenza schiudendoti le Porte del Palazzo.
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In fondo alle braccia tese le immancabili fotocamere, bocche spalancate, occhi perlustranti che percorrono le bizzarre e colorate pareti fino al soffitto, affastellato in incomprensibili mitologie di ghirigori e virtuosistici trompe l'oeils che stillano piogge dorate cascanti sul tuo viso di meraviglia e ti inebetiranno l'espressione per tutta la crociera. Il preciso compito di questo caleidoscopico turbinio è ovviamente quello di astrarti momentaneamente dal tuo mondo, denudando le tue certezze per convogliarle, spoglie e indifese, nel sogno pilotato dentro la favola sul mare a buon prezzo. In questo preciso momento qui ci sono io che suono il pianoforte. Questo set di lavoro si chiama imbarco. Quando c'è da suonare all'imbarco siamo tutti di cattivo umore, io e altri colleghi pianisti di bordo a cui a turno capiterà prima o poi.»
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