Il controllo di gestione, che il legislatore nel corso degli anni ha richiamato in più occasioni nelle leggi di bilancio o nelle normative applicative della Spending review, è oggi indispensabile per gli enti pubblici ed in particolar modo negli enti locali, alle prese con i costi e i fabbisogni standard, con la valutazione della performance e un’opinione pubblica sempre più attenta a monitorare i servizi, le tariffe e i tributi applicati dagli enti locali. L’introduzione del pareggio di bilancio, l’estensione a tutti gli enti dell’armonizzazione contabile, la predisposizione di un sistema di indicatori utili non solamente per i controllori esterni (Corte dei conti, Servizi ispettivi del Mef) ma soprattutto a chi gestisce l’ente locale a vario titolo, devono consentire a tutti di essere edotti su principi che vengono utilizzati anche dagli enti sovraordinati (Unione Europea, Stato, Regioni) per valutare e definire in modo obiettivo la ripartizione di trasferimenti e contributi. Ecco perché il controllo di gestione non va considerato come un adempimento obbligatorio previsto da norme, ma come uno strumento di cui ci si deve impossessare per gestire con oculatezza, criterio ma anche managerialità, le risorse pubbliche assegnate a dirigenti e funzionari. Il testo aggiornato con le normative e con le riforme in corso – dalla L. 7 agosto 2015, n. 124 e relativi decreti legislativi, alle nuove normative sul lavoro, alla legge di bilancio 2019 – è particolarmente indicato per quanti (amministratori, responsabili dei servizi finanziari, dirigenti e funzionari di città metropolitane, enti locali, camere di commercio, studenti universitari o candidati a concorsi pubblici) intendono acquisire familiarità con le problematiche gestionali degli enti locali, per capire non solamente le ragioni che giustificano l’introduzione di un controllo di tipo manageriale, ma anche le tecniche applicative (attraverso la teoria ed i casi). In questo contesto non si può non tenere conto delle innovazioni che interessano il mondo del lavoro – in alcune P.A. si sta introducendo lo smart working che presuppone una definizione chiara e precisa di obiettivi, sia per dirigenti e funzionari che per impiegati delle diverse categorie – e l’economia digitale, che consente di ottenere e monitorare facilmente tutta una serie di dati e di indicatori gestionali. Il Focus a cura di Fabio Forti tratta il management control con casi operativi che presuppongono comparazioni per effettuare analisi di convenienza senza trascurare il tema delle società partecipate e dei servizi esternalizzati, dal momento che il controllo non può non effettuarsi anche sui servizi che non vengono più gestiti direttamente dall’ente locale, in quanto affidati in concessione ad altri organismi. Volutamente nel nostro lavoro abbiamo cercato di presentare modelli semplici e di immediata applicazione, per consentire anche agli enti più piccoli di non dover aspettare ancora, procedendo immediatamente alla fase operativa connessa con gli aspetti valutativi. Il controllo gestionale non è semplicemente una “tecnica”, ma un “modo di pensare e di agire”, che deve essere comprensibile a tutti che, se applicato, contribuisce a migliorare il “capitale sociale” della collettività di riferimento.
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