Nel 1888 nel Regno Unito, patria del calcio, venne organizzato il primo torneo maschile a squadre. Nel 1894 una certa Nettie Honeyball (nome d'arte di Jessie Alien), cassiera di una drogheria, si appassionò a questo sport tanto da diventare non solo tifosa, ma la prima calciatrice al mondo.
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Qualche anno dopo, nel 1933, un'altra ragazza entrò di diritto nella storia del pallone: Edelmira Calvetó, catalana e innamorata del calcio e del Futbol Club Barcelona, riuscì a convincere Hans Gamper, uno dei fondatori dei blaugrana, a farla entrare in società. Il suo sogno più grande si realizzò, dando così modo ad altre giovani tifose come lei di prender posto in un mondo sino ad allora esclusivamente maschile. Nettie ed Edelmira sono state delle pioniere, ma la storia del calcio al femminile, per tifo, gioco e professione, non è stata e ancora non è facile, anzi: una strada spesso in salita che però non ha mai visto le donne demordere. In Italia e nel mondo, il numero delle donne che seguono il calcio è in costante crescita, e la loro competenza quando si parla di formazioni e schemi non è diversa da quella degli uomini che, come loro, non possono fare a meno di guardare ogni partita, sugli spalti o in televisione. Perché il calcio è amore, e a differenza di altri tipi d'amore, non passa mai, qualsiasi cosa accada. Ci sono donne che si divertono, agguerrite e passionali, donne che fondano club di tifose, donne che diventano amiche tra un urlo e l'altro dentro gli stadi. Donne che non possono ancora esprimersi come vorrebbero e donne che sono riuscite a calciarlo quel pallone, donne che hanno fatto del calcio un lavoro, donne che non si abbattono di fronte a critiche e giudizi. Prefazione di Simonetta Sciandivasci.
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