Durante la pandemia lo smart working è arrivato a coinvolgere più di 6 milioni di lavoratori. Per molti è stato un sogno, per altri un cottimo digitale a 20 ore al giorno, per altri ancora si è trattato di riposo forzato.
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Il "fai da te" di questi mesi è stato spesso deludente, ma lo smart working in realtà rappresenta una grande sfida di sostenibilità per riprendersi la vita e costruire un lavoro migliore. Una sfida che ha molto a che fare con la fiducia: il rapporto fra manager e lavoratore infatti si modifica, in quanto non più fondato sulla presenza fisica e sul numero delle ore di servizio, ma sui risultati ottenuti. Ma soprattutto sulla libertà e l'autonomia in opposizione alla cultura di "controllo" su cui si fondano gran parte delle organizzazioni. Si tratta di un processo di innovazione dell'impresa e dell'organizzazione del lavoro, delle città, della vita. Per questo è importante che coinvolga tutti, per approdare insieme ad un cambiamento culturale prima che organizzativo. L'autore mette in luce i vantaggi del lavoro agile senza però trascurare i pericoli di un utilizzo improprio. Questa guida pratica offre un percorso per realizzarlo nelle organizzazioni e indicazioni utili per regolare meglio diritti e doveri dello smart worker. Il messaggio è che lo smart working è un lavoro "intelligente" perché valorizza la reciprocità e trasferisce quote di responsabilità e libertà alle persone, favorendo il loro benessere e la produttività.
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