Più volte D.H. Lawrence, nel suo continuo viaggiare, da solo o con la moglie Frieda, soggiorna a Firenze. Qui scrive poesie poi inserite in Birds, beasts and flowers. Qui ambienta le pagine più belle de La verga di Aronne. Ma, soprattutto, qui scrive L’amante di Lady Chatterley. Lo scrive sulle colline, a Villa Mirenda, dove i Lawrence vivono, tra una fuga e l’altra, per ben due anni.
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Un lavoro tormentato, accantonato, ripreso. Scritto nei boschi, sotto i pini, tra il brulicare delle lucertole e gli usignoli che “pare si divertano a veder voltare pagina”. Quello che lui stesso definisce “il romanzo più indecente che sia mai stato scritto” viene rifiutato da tutti. è l’amico libraio Pino Orioli a indirizzarlo alla tipografia Giuntina, per pubblicarlo privatamente. L’amarezza è lenita dall’armonia che L. finalmente trova nella flowery Tuscany: quell’armonia da lui tanto vagheggiata tra la natura e il lavoro dell’uomo; il ritmo delle stagioni scandito dal contadino che ama la sua terra e dalla tavolozza di colori dei fiori. Lawrence è in estasi: “Il paese è davvero il più fiorente che io abbia mai conosciuto, e ne provo non so quale consolazione”.
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CBR$GLBT@Biblioteca dell'Identità Toscana del Consiglio Regionale