Al mondo ci sono ormai molte persone che nel Novecento non sono nemmeno nate, e ancora di più ve ne sono che conoscono il XX secolo solo per vaghi ricordi di infanzia, infilati nella cronaca dei suoi ultimi decenni.
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Ma per la maggior parte di noi, il Novecento è stato il secolo in cui non solo si è svolta la maggior parte della vita, ma anche quello in cui si trovano i punti di riferimento, le culture, gli avvenimenti che strutturano la nostra comprensione del mondo. L’accelerazione continua degli eventi – tra un disastro ambientale che incombe, una pandemia che ci travolge, una guerra che risveglia incubi nucleari che sembravano molto lontani – mette tutti di fronte a un'inquietudine strisciante, dovuta essenzialmente all’impossibilità di conoscere quello che ci sta capitando. Con il rischio di abbandonarsi al disincanto. Giovanni De Luna non ci sta: riesaminare il Novecento, con le sue tragedie, i suoi slanci, i suoi risultati e le sue idee può e deve servire a decidere cosa portarsi nel XXI secolo: non le mappe, che ormai sono datate e inutilizzabili, ma qualche amara lezione e magari qualche valore ancora imprescindibile. Il tentativo di un grande storico contemporaneo di abbracciare con un giro di sguardo il secolo della sua autobiografia, personale e intellettuale, diventa un prezioso vademecum per orientarsi nel presente.