Piccole storie personali, interviste, studi e riflessioni compongono un puzzle generazionale e sociale che punta al cuore della nostra relazione con i soldi. Quando decide di lasciare il lavoro dipendente, Annalisa Monfreda si avventura in una conversazione inedita con il suo estratto conto.
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Si accorge che per lungo tempo ha considerato il “non parlare di soldi” una qualità morale, senza mai domandarsi quali conseguenze avesse. Seguendo il filo della propria relazione incompiuta con i soldi, ne individua le radici nella sua storia familiare e in un modello socio-economico che, da una parte, monetizza il nostro valore e, dall’altra, ci educa a tacere l’argomento denaro. Attraverso i microfoni del podcast “Rame”, l’autrice si fa raccontare da oltre cento persone la loro storia finanziaria più intima. Scopre che ognuna prova vergogna o senso di colpa per le scelte che ha fatto, per i soldi che ha perduto, per quelli che non riesce a guadagnare, o che possiede senza esserseli sudati. Siamo tutti soli con il nostro conto in banca, che più sparisce dai discorsi, più costituisce l’impalcatura su cui si reggono le nostre relazioni, i desideri e la speranza nel futuro. Non deve essere per forza così. L’ipotesi di fondo, la fiducia che muove la scrittura del libro, è la convinzione che possiamo cambiare la nostra relazione con i soldi, togliere loro il potere e scippargli il controllo sulla nostra vita semplicemente mettendoli al centro della conversazione. E che questa nuova relazione, oltre a renderci più felici, possa rappresentare una delle spinte più forti verso la trasformazione di un sistema economico che riteniamo inamovibile, quasi fosse una legge naturale. Ma che è solo l’ennesima storia che ci siamo raccontati. Quanto siamo condizionati dalla nostra storia familiare dei soldi? È colpa delle donne se sono più povere degli uomini? Quanto ci pagano è davvero la misura del nostro valore? Perché il modo in cui spendiamo i soldi influenza la geografia delle nostre relazioni? Possiamo essere più felici consumando meno? Sono alcune delle domande audaci che scandiscono questo piccolo saggio di contro-educazione finanziaria, che ci porta a riconoscere di quanti e quali soldi è fatta la nostra felicità e a riscrivere il nostro personalissimo modo di gestire e pianificare le finanze.
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