Nata nel difficile contesto politico dell'Italia di fine anni sessanta, l'Arte Povera ne riflette il clima di constestazione, il rifiuto della società dei consumi e del profitto.
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I suoi artisti - Pistoletto, Fabro, Penone, Merz,Boetti, Paolirii, Anselmo, Kounellis, Zorio -hanno tuttavia radicato il loro lavoro in un pensiero plastico capace di far esistere l'opera al di fuori di discorsi teorici o rivoluzionari. Puntando su un gesto creativo che riunisce al contempo l'atto concreto e la speculazione intellettuale, l'Arte Povera obbliga l'artista a una strategia di bilanciamento tra la materia dell'oggetto e i segni di ordine concettuale. Lo statuto eminentemente fisico dell'opera si traduce in una presa d'atto del rapporto con lo spettatore. L'opera è composta da materie primarie riunite in montages semplici e diretti, piuttosto che assemblaggi sofisticati, rendendo percepibili le resistenze tensionali, la circolazione d'energia, la transizione delle forze presenti nell'oggetto. Oggi l'Arte Povera ci appare come l'ultimo grande movimento dell'arte di avanguardia del xx secolo.
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