Un eroe borghese narra la vicenda dell'avvocato milanese Giorgio Ambrosoli, incaricato dalla Banca d'Italia e dal governo nel 1974 di liquidare la banca di Michele Sindona e assassinato nel 1979 da un killer su ordine del finanziere siciliano.
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L'autore basa il suo racconto sugli atti delle Commissioni parlamentari d'inchiesta sul caso Sindona e sulla Loggia massonica P2, i documenti, le sentenze, il diario di lavoro di Ambrosoli e le testimonianze dirette. Corrado Stajano è un giornalista ed ha lavorato per i principali giornali italiani e per la RAI. Si è sempre distinto per la costante passione civile con cui ha ricostruito, nei suoi libri, alcuni dei periodi più oscuri dell'Italia repubblicana. L'autore non si limita a ripercorrere la vita del moderato Ambrosoli, che difese con tenacia e onestà l'interesse dello Stato, ma riesce, con rara abilità, a dare un ritmo da romanzo giallo a uno dei periodi più complessi della recente storia italiana. Sullo sfondo Stajano tratteggia la società degli anni Settanta, con le sue passioni, le disgregazioni, il terrorismo, l'assalto alla Banca d'Italia e le lotte tra i vari gruppi di potere. Per di più, le vicende che si svolgono tra Milano, Roma, le banche svizzere e New York, danno a questo libro una profonda attualità, con sullo sfondo il finanziere siciliano e gli uomini che lo hanno aiutato e protetto: il governo Andreotti, il Vaticano, i servizi segreti, la mafia, la P2. Stajano ricostruisce i meccanismi con cui Sindona, accortosi del pericolo che il suo scricchiolante impero finanziario correva nei primi anni Settanta, mise in moto tutta la sua forza di pressione sul mondo politico e la sua capacità di corruzione. La nomina del competente e integerrimo Giorgio Ambrosoli a commissario liquidatore della Banca Privata Italiana (ente nato dalla fusione dei due istituti di credito sindoniani: Banca Privata Finanziaria e Banca Unione) rappresentò una sconfitta della resistenza attiva e passiva del finanziere siciliano. Iniziavano i cinque anni drammatici di lavoro in cui Ambrosoli e il maresciallo della Guardia di Finanza, Silvio Novembre, divenuto il suo unico collaboratore, smonteranno pezzo per pezzo il complesso puzzle finanziario costruito da Sindona. Un lavoro solitario, ostacolato proprio da alcuni uomini delle istituzioni che avrebbero dovuto essere i principali alleati dell'avvocato milanese. Le lungaggini, l'incapacità di una scelta netta da parte dello Stato sono state il segno grave di timidezza, di ossequio, di timore, di dipendenza e anche di complicità con il finanziere siciliano. Un atteggiamento mafioso che dopo vari tentativi di intimidazione, pressione e minacce nei confronti di Ambrosoli sarebbe culminato nell'assassinio dell'avvocato milanese, lasciato definitivamente solo dal governo a svolgere il suo dovere di cittadino. (a.m.)