Il volume raccoglie il testo e le tavole a colori che hanno accompagnato lo spettacolo teatrale omonimo riguardante il processo ad Adriano Sofri, Giorgio Pietrostefani e Ovidio Bompressi: "Tre dirigenti e militanti di Lotta Continua condannati a 22 anni di carcere perché accusati da Leonardo Marino, a sua volta militante di Lotta Continua, di aver ucciso il commissario Calabresi " (p. 13).
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La narrazione ha inizio ricordando il clima di contestazione della fine degli anni Sessanta e in particolare la strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969. Immediatamente le indagini furono rivolte verso gli ambienti anarchici e portarono al fermo di alcuni militanti: uno di questi, il ferroviere Giuseppe Pinelli, cadde in circostanze mai chiarite dal quarto piano della Questura e di questa morte fu ritenuto in qualche modo responsabile il commissario Luigi Calabresi. Le accuse più feroci contro Calabresi partirono dal gruppo della sinistra extraparlamentare Lotta Continua e dal suo omonimo giornale. Cosí, quando il 17 maggio del 1972 il commissario fu assassinato, un collegamento logico uní l'omicidio alla campagna stampa di Lotta Continua, benché altre piste apparissero verosimili. Solo nel 1988 (a 16 anni dall'attentato e dopo diversi giorni trascorsi con funzionari dei carabinieri) entrò in scena Leonardo Marino che, pentendosi e confessando le sue responsabilità, accusò Sofri, Bompressi e Pietrostefani dell'assassinio. Da quel momento è partito l'ingarbugliato iter processuale, che ha portato alla condanna degli imputati nel processo di primo grado e alla loro assoluzione in quello di appello. La stessa Corte di Cassazione, chiamata a esprimere un proprio parere, ha formulato sentenze contrapposte: nel 1992 ha riconosciuto la non colpevolezza degli imputati, mentre nel 1994 li ha giudicati colpevoli. Con una nuova sentenza del 1997, infine, la Cassazione ha chiuso la vicenda, condannando in modo definitivo gli imputati appena quattro mesi prima che il reato cadesse in prescrizione. Il testo di Dario Fo, basato su documenti giudiziari, è dedicato a smontare le accuse di Marino, dipinto come un personaggio quasi clownesco, ed elenca le "centoventi bugie" e le contraddizioni in cui è caduto. Come per Morte accidentale di un anarchico del 1970 e Pum, pum! Chi è? la polizia! del 1972 (vedi Scheda 18), il premio Nobel per la letteratura ha utilizzato la farsa grottesca del "teatro-cronaca" mosso dal desiderio di informare i giovani su quanto accaduto: "Abbiamo notato, soprattutto nei giovani, una disinformazione impressionante riguardante il clima, le vicende politiche di quel tempo [_] questi giovani studenti non sapevano nulla nemmeno delle bombe, delle stragi e delle truffe giudiziarie di Stato, avvenute trent'anni fa e che purtroppo si sono ripetute negli anni a venire" (p.13). Il volume contiene 91 tavole a colori disegnate dall'autore. (k.f.)