Il 28 maggio del 1974 una bomba esplose, uccidendo 8 persone e ferendone 103, in piazza della Loggia a Brescia nel corso di una manifestazione organizzata dal Comitato permanente antifascista per protestare contro i ripetuti atti di violenza messi in atto dai gruppi della destra radicale nei mesi precedenti.
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Il volume, promosso dall'amministrazione comunale di Brescia in occasione del ventennale della strage, ripercorre i vari procedimenti giudiziari che nel corso degli anni si sono sovrapposti e intersecati e che, comunque, non hanno portato all'individuazione dei responsabili. L'opera di Valerio Marchi è stata realizzata attraverso l'analisi di una documentazione sostanzialmente di matrice processuale, cui si sommano le voluminose relazioni della Commissione parlamentare stragi e le monografie più importanti sulla strage di Brescia, prodotte sia da autori di destra che di sinistra. Valerio Marchi delinea due filoni principali lungo i quali, nel corso degli anni, si sono svolte le indagini. Le prime due istruttorie, e i relativi procedimenti giudiziari, hanno puntato sulla cosiddetta "pista bresciana", addebbitando la strage a un gruppo di sbandati e piccoli malviventi legati dalla comune ideologia di destra e a un gruppo di giovani neofascisti appartenenti all'alta società bresciana. Il secondo filone, che include la terza e la quarta istruttoria e i relativi procedimenti giudiziari e che è stato originato dalle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia appartenenti alla destra neofascista, si concentra sulle responsabilità dei gruppi della destra radicale milanese. Il primo filone, aperto nel 1974, si è concluso dopo 13 anni con una sentenza di assoluzione per tutti gli imputati. Secondo l'autore, in questo caso i depistaggi e gli intralci alla giustizia sarebbero stati espressione della volontà della borghesia bresciana di difendere i propri "rampolli". Il secondo filone, aperto nel 1984, si è invece chiuso nel 1993 con la sentenza-ordinanza del giudice istruttore Zorzi. L'autore afferma che la vicenda di piazza della Loggia si inserisce, pur con proprie specifiche modalità, nel contesto delle violenze e delle provocazioni messe in atto dai gruppi della destra radicale: questo sarebbe confermato dal fatto che in entrambi i filoni d'inchiesta si è proceduto non solo per la strage, ma anche per una serie di crimini collegati tra loro che ebbero come protagonisti attivi o passivi personaggi legati agli ambienti neofascisti. Se nel primo filone questa concatenazione restava circoscritta all'ambiente bresciano, con la terza istruttoria essa si è allargata a una serie di altre inchieste sul terrorismo nero, da quella sul MAR di Carlo Fumagalli a quella sul gruppo milanese "La Fenice". Il volume si chiude con un tentativo di analisi sul ruolo dei mezzi di comunicazione di massa nella strage di Brescia. (b.s.)