Il politologo Giorgio Galli, docente di Storia delle dottrine politiche all'Università statale di Milano, racconta quasi vent'anni di storia delle Brigate Rosse e delle organizzazioni armate di sinistra attraverso i protagonisti, le idee e le vicende, che vengono sempre contestualizzate nella crisi del sistema politico italiano.
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La tesi principale attorno a cui ruota il saggio è che il "partito armato" (comprensivo di tutti i gruppi terroristici di estrema sinistra), e più in particolare le Brigate Rosse, sia stato "tollerato" dai servizi segreti italiani e stranieri per creare difficoltà al Partito Comunista Italiano e per impedire che quest'ultimo entrasse nell'area di governo insieme alla Democrazia Cristiana. Nella prima metà degli anni Settanta, infatti, si stava concretizzando la politica del "compromesso storico", che si basava sull'accordo tra i due principali partiti italiani (DC e PCI). A sostegno delle proprie tesi, l'autore attraversa la storia delle Brigate Rosse distinguendone tre fasi principali: la prima (1970- 75) caratterizzata da azioni dimostrative e simboliche, come i sequestri brevi che non contemplavano l'omicidio politico, e guidata dal gruppo storico dei fondatori (Mara Cagol, Renato Curcio, Alberto Franceschini e Mario Moretti); una seconda fase (1976-81) contraddistinta dalla direzione di Mario Moretti, durante la quale vanno sottolineati i contatti con la malavita, i rapporti internazionali di collaborazione con altri movimenti guerriglieri e il conseguente interessamento dei servizi segreti; l'ultima fase (1981-86) nella quale vi è il tentativo da parte delle BR dirette da Giovanni Senzani (studioso di criminologia che sostituisce Moretti dopo il suo arresto) di politicizzare la malavita prendendo contatti con la Camorra di Raffaele Cutolo. Sono proprio le due ultime fasi che interessano particolarmente Galli, quando è più evidente la volontà da parte delle BR di incrociare i servizi segreti e la malavita a fini strumentali, con l'illusione di non poterne venire condizionati. Giorgio Galli, rifacendosi agli studi precedenti, ai verbali delle Commissioni parlamentari e ai principali quotidiani e settimanali nazionali, sostiene che in realtà le Brigate Rosse erano infiltrate ai massimi vertici da agenti dei servizi segreti fin dal lontano 1971 e che quindi erano controllate durante le operazioni più significative (per esempio, durante il rapimento e l'omicidio di Aldo Moro del 1978). Tali operazioni sarebbero state "tollerate" e in certi casi coperte proprio per impedire un accordo di governo tra DC e PCI. Il libro di Galli offre una ricostruzione storica molto dettagliata e in quest'ottica "il partito armato non aveva affatto costituito un'esiziale minaccia per lo Stato: esso infatti aveva potuto operare cosí a lungo, compiendo imprese tanto clamorose solo grazie alla tolleranza di alcuni settori dei servizi di sicurezza, gli stessi servizi che avrebbero dovuto combatterlo". (a.g.)