Il volume di Marco Clementi si presenta, con un'enfasi eccessiva e senza tenere nella giusta considerazione gli importanti testi scritti in precedenza da altri autori, come "il primo libro di storia sul sequestro di Aldo Moro da parte delle Brigate Rosse" (p. I).
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L'autore, un giovane studioso dell'Europa Orientale, si cimenta con uno dei temi centrali della storia dell'Italia repubblicana, un evento che ha dato vita a un'infinita serie di processi, a una Commissione parlamentare d'inchiesta e a decine di pubblicazioni. Il libro si basa sull'analisi delle lettere scritte dal politico democristiano tra il 16 marzo del 1978, giorno in cui Moro fu rapito dalle Brigate Rosse in via Fani e gli uomini della sua scorta furono uccisi, e il 9 maggio dello stesso anno, quando il cadavere dell'onorevole fu fatto ritrovare in via Caetani, al centro di Roma. Nei 55 giorni di prigionia Aldo Moro scrisse 81 missive, in parte rivolte alla famiglia e con un contenuto più personale, in parte rivolte ai principali esponenti delle forze politiche e soprattutto agli uomini del suo partito per indurli a trattare con le BR e a salvargli la vita. Clementi rilegge questi testi partendo da due presupposti fondamentali: "il primo è stato quello di credere che molto di ciò che serve a una ricostruzione analitica della vicenda si trovi negli scritti di Moro e nei documenti politici delle BR. Il secondo assunto è consistito nel prestare fede, fino a prova contraria, a quanto affermato dai protagonisti della vicenda negli anni seguenti la stessa" (p. 25). Partendo da questa impostazione, l'autore ignora o sottovaluta le contraddizioni, le incongruenze, le conoscenze soltanto parziali e gli interrogativi che ancora circondano il "caso Moro" e si concentra invece su una lettura tutta interna dei comunicati delle Brigate Rosse e delle lettere dello statista pugliese. In questo modo emerge in tutta la sua evidenza, ed è l'aspetto di maggior interesse del volume, la volontà di Aldo Moro di porsi come mediatore tra la Democrazia Cristiana e le BR, tentando di avviare e di gestire direttamente una trattativa tra terroristi e mondo politico. L'incapacità di riconoscere questo sforzo e anzi la tendenza generalizzata a non considerare le lettere come moralmente autentiche e attendibili - di qui la "pazzia" di Aldo Moro richiamata dal titolo del libro - ebbero, secondo l'autore, un ruolo decisivo nel fallimento delle trattative e nel tragico epilogo del rapimento. Il volume contiene anche i comunicati inviati dalle Brigate Rosse durante i 55 giorni del sequestro, le lettere di Moro e una bibliografia sintetica, in cui mancano però alcuni riferimenti di fondamentale importanza. (a.d.)