Sono due secoli ormai che i paesi industrializzati stanno cercando soluzioni soddisfacenti ai problemi di insicurezza sollevati dai loro abitanti e parallelamente
stanno valutando la possibilità di un'effettiva azione di controllo sul territorio.
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Il bobby anglosassone, l'ilotier parigino, il community policing e la police de proximité, ma anche la zero tolerance nord-americana, che trova peraltro tanti estimatori in tutto il mondo, rientrano tutti nel più ampio progetto di adeguare le modalità d'intervento delle forze di polizia ad una continua trasformazione delle forme di delinquenza e dei fenomeni sociali nel loro complesso.
Uno degli aspetti più caratteristici e più rassicuranti è costituito dal tentativo della polizia di coinvolgere nelle proprie attività, per quanto possibile, gli abitanti dei quartieri, siano essi organizzati individualmente o in associazioni.
Questo modo di lavorare implica da parte di tutti e in particolar modo dell'organizzazione-polizia, un continuo sforzo di adeguamento e di apertura al confronto. Tuttavia, le cause che stanno alla base di questo genere di fenomeni richiederebbero uno studio e un intervento ben più profondi ed epocali rispetto ad un'iniziale presa di coscienza del problema.
L'analisi dei sistemi messi in atto, l'evidenziazione delle critiche più significative e la proposta di alcune soluzioni avanzate dall'autore a seguito delle sue esperienze in questo settore, rappresentano un contributo per chi, tecnico o cittadino di quartiere, desideri approfondire un argomento che lo coinvolge quotidianamente.