Non un elenco di tutte le vittime della mafia, ma una cronologia ragionata dei delitti che hanno colpito persone impegnate nella lotta contro la mafia e per la democrazia. Un conto è la pietà che può riguardare tutti gli uccisi, un altro la memoria che tenga conto del perché sono stati uccisi, cioè del loro ruolo da vivi.
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Un contadino, un sindacalista, un magistrato, un politico, un sacerdote impegnati in un'azione di cambiamento non sono la stessa cosa di un mafioso, di un complice o di un colluso. Nella cronologia ci sono anche nomi di rappresentanti delle forze dell'ordine caduti nella lotta contro il banditismo, più o meno intrecciato con la mafia, e di altre persone (bambini e ragazzi, anche di famiglia mafiosa, donne e uomini uccisi nel corso di sparatorie tra mafiosi) non tanto perché sono «innocenti» (espressione che sottintende che il magistrato, il poliziotto sono ammazza-bili per mestiere) ma soprattutto per indicare quanto diffusa sia stata la violenza mafiosa e smentire il luogo comune della mafia buona, tradizionale, che ammazzava con moderazione, rispettava certe regole e coltivava il senso dell'onore.
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