I concetti di benessere, sostenibilità, reddito e crescita economica non sono equivalenti: le sovrapposizioni Sono soltanto parziali. Pertanto, orientare le politiche volte al miglioramento del benessere sociale sulla base dell'informazione derivante dal solo Prodotto Interno Lordo è, se non fuorviante, riduttivo.
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Con la consapevolezza di ciò, da anni è in corso un dibattito scientifico volto a superare la parzialità e le limitazioni nella misurazione del benessere. Questo lavoro, con rigore scientifico e un approccio fruibile, fa il punto su una questione di sicuro interesse per ciascuno: di fatto è innegabile la necessità di disporre di indicatori adeguati a cogliere la multidimensionalità del benessere - e su cui basare le politiche; tuttavia, le strade possibili per realizzare questo obiettivo sono diverse, complesse, e a loro volta non scevre da criticità. Sfruttando un indicatore capace di cogliere l'impatto dell'attività umana sull'ambiente e la società, le disuguaglianze sociali, l'importanza del tempo libero e il livello qualitativo dei beni, gli autori forniscono una misura possibile del benessere in Italia, confrontando le regioni del Paese. I risultati mostrano che le scelte politiche, sociali ed economiche possono orientarsi verso l' effettivo benessere della collettività soltanto tenendo conto delle risorse ambientali (fragili e scarse), delle capacità umane e del tempo disponibile (limitati) e della qualità della vita (spesso trascurata).