Non si conosce abbastanza la precarietà fino a che non la si legge come una questione di vite vissute. Vite che si ritrovano schiacciate su un orizzonte di quotidianità inafferrabile, nel quale il presente è aggiustamento continuo e il futuro una dimensione remota.
E questo il motivo per cui si è scelto di entrare dentro un mondo del quale molto si parla ma poco si racconta davvero.
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Facendoselo narrare da chi lo vive giorno per giorno. In queste pagine si descrive la precarietà lavorativa come vulnerabilità esistenziale, e come estrema incertezza che penetra nel profondo la dimensione individuale. Lo si fa attraverso venti interviste realizzate con lavoratori precari, selezionati grazie all’aiuto del Nidil Cgil (il sindacato che tutela le Nuove Identità di Lavoro) in modo da rappresentare la gamma più ampia possibile di profili professionali. Soprattutto, si è avuto cura di individuare casi rappresentativi di diverse fasce d’età, con lo scopo di smentire uno dei luoghi comuni più perniciosi in tema di precarietà: quello secondo cui si tratta di un problema che riguarda soprattutto la popolazione giovanile.
Le venti storie che qui vengono raccontate riguardano lavoratori toscani, cioè appartenenti a una terra che dal dopoguerra viene associata a un’idea di benessere e qualità della vita elevata, e che proprio per questo motivo risulta particolarmente significativa nel rappresentare gli effetti della crisi in corso. Si tratta di 20 vicende spesso drammatiche, ma tutte quante raccontate con grande dignità e generosità. Non se ne troverà due uguali, e forse sarebbe stato così anche se le interviste fossero state duecento anziché venti. Quest’ultimo è l’aspetto veramente drammatico della precarietà: l’individualizzazione estrema dei percorsi di rischio e l’impossibilità di specchiarsi nell’esperienza di un’altra persona.
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CBR$GLBT@Biblioteca dell'Identità Toscana del Consiglio Regionale