Il mare, il libeccio, il pesce, la fabbrica, gli attori che fanno il cinema a Tirrenia e che vengono a Marina a mangiare il "pasto di bordo". La vita del dopoguerra, così come si svolgeva nelle case del Fortino, il quartiere brulicante di operai del Cantiere e di tanta gente che si ingegnava a conciliare il pranzo con la cena.
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Arselle, cicale, muggini, una cucina che ricorda le emozioni che si mischiano con gli odori della pineta e della vernice fresca che a primavera si preparava ad accogliere i villeggianti. I licenziamenti del 1957 arrivano come un trauma che segna dolorosamente e per sempre quelle vite e questo paese. Il racconto è scandito dalla vicenda di Michele e della sua famiglia, con quella del Circolo "Il Fortino", dove un tavolo occupato da imperturbabili giocatori di carte segna il tempo che passa. Sullo sfondo, una Marina di Pisa struggente, ricordata con gli stessi accenti con i quali la descrisse nel 1952 Vittorio De Sica nel film "Stazione Termini".
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