Il volume ricostruisce gli anni della strategia della tensione e del terrorismo neofascista, ponendosi a metà strada tra una ricostruzione storica, il cui perno sono le vicende personali dell'autore, e una teoria sulla natura e sui metodi attraverso i quali il potere mira a conservarsi nella società contemporanea.
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L'autore, infatti, analizza il periodo storico-politico della strategia della tensione e lo inserisce in un contesto più generale, sulla base dell'esperienza maturata nell'ambiente dell'estrema destra. Vincenzo Vinciguerra è un terrorista neofascista condannato all'ergastolo perché dichiaratosi ideatore, organizzatore ed esecutore materiale dell'attentato di Peteano di Sagrado del 31 maggio 1972, in cui furono uccisi tre carabinieri. Egli ripercorre la propria vita, dall'attivismo nelle organizzazioni neofasciste alle azioni terroristiche più eclatanti (come l'attentato di Peteano e il dirottamento aereo di Ronchi dei Legionari del 6 ottobre 1972), dalla latitanza in Spagna e in Sud America all'incontro con gli esponenti della cosiddetta "internazionale nera", fino alla cattura, all'esperienza del carcere e alla progressiva presa di coscienza della sconfitta del neofascismo. Prima che Vinciguerra iniziasse a descrivere la sua teoria sugli anni della strategia della tensione, la responsabilità delle stragi e dei tentativi eversivi veniva attribuita esclusivamente ai gruppi neofascisti. Vinciguerra, pur confermando l'implicazione degli ambienti della destra radicale nell'esecuzione materiale degli attentati, è stato invece tra i primi ad addossare la loro ideazione e programmazione a un apparato di "guerra clandestina" creato dai servizi segreti americani in funzione anticomunista. La strategia della tensione sarebbe stata quindi, secondo l'autore, una tattica a salvaguardia degli equilibri politici esistenti in Italia nell'immediato dopoguerra, con il fine di garantire agli Stati Uniti il mantenimento del dominio militare nel Mediterraneo attraverso le basi NATO nel nostro territorio. Secondo Vinciguerra, insomma, gli uomini dei servizi segreti americani, con connivenze negli apparati italiani, sarebbero stati gli ideatori, la "mente" della strategia, e i neofascisti lo strumento, il "braccio". Secondo quanto affermato da Vinciguerra nel corso del processo che ha portato alla sua condanna all'ergastolo, l'attentato di Peteano e il dirottamento aereo di Ronchi dei Legionari sono da considerarsi come un suo personale tentativo di spezzare quella logica, dettata da centri di potere nazionali e internazionali, e di riaffermare l'autonomia ideologica e operativa delle organizzazioni neofasciste. (b.s.)