Il malore attivo dell'anarchico Pinelli : la sentenza del 1975 che chiuse l'istruttoria sulla morte del ferroviere Pino Pinelli, che entrò innocente in un ufficio al quarto piano della Questura di Milano, e ne uscì dalla finestra, il 15 dicembre 1969
In questo libro viene riportata la sentenza con la quale, nel 1975, il giudice istruttore Gerardo D'Ambrosio chiuse l'istruttoria per la morte di Pino Pinelli.
[...]
La sentenza riporta l'ultima ricostruzione ufficiale della vicenda che vide come protagonista il ferroviere anarchico, accusato di essere implicato nella strage di piazza Fontana, avvenuta il 12 dicembre del 1969, e perciò fermato e trattenuto nella Questura di Milano. L'istruttoria venne aperta a seguito della denuncia che Licia Rognini Pinelli, vedova dell'anarchico, rivolse contro il commissario Luigi Calabresi, il commissario Allegra e altri, per la morte del marito, precipitato la notte tra il 15 e il 16 dicembre da una finestra del quarto piano della Questura. L'istruttoria, da cui sono emersi l'illegalità del fermo di Pinelli e la particolare insistenza con cui vennero condotti gli interrogatori, si è conclusa con l'assoluzione degli indagati per quanto riguarda l'accusa di omicidio volontario. La prefazione del libro, curata dall'ex leader di Lotta Continua Adriano Sofri (in carcere a seguito della condanna definitiva per l'omicidio del commissario Calabresi, avvenuto il 17 maggio del 1972) pone l'accento e indirizza l'attenzione del lettore proprio sul percorso attraverso il quale il giudice è arrivato a tale conclusione: "D'Ambrosio fece propria la tesi del malore attivo, [tesi che aveva] l'effetto di mandare assolti gli imputati non solo dall'accusa di omicidio volontario, ma anche da quella di omicidio colposo per l'omessa custodia, se fosse stata accolta la tesi del suicidio". Sofri polemizza con questa interpretazione che avvalora la tesi di una morte naturale, benché particolarissima, individuandone la causa in un'improvvisa alterazione dei centri di equilibrio che avrebbe generato uno slancio oltre la ringhiera e di conseguenza la caduta. La breve, ma invitante prefazione, si conclude lasciando la parola al documento della sentenza che, sempre secondo il curatore, "non mancherà di muovere sentimenti e pensieri dei lettori ". Il libro si conclude con una interessante scelta di testi "pertinenti a quel dicembre", tra cui uno stralcio tratto dalla controinchiesta di Lotta Continua (La strage di Stato vent'anni dopo) e uno tratto da Una storia quasi soltanto mia di Licia Pinelli, la moglie dell'anarchico. (e.b.)