Questo è un volume importante per l'approfondimento di un momento della nostra storia che sembra ormai abbandonato dalla memoria collettiva del paese. L'Italia della fine degli anni Settanta - dal 1977 al 1982, cinque anni senza respiro - è stata dimenticata o, peggio, è finita banalizzata in qualche amarcord televisivo in bianco e nero.
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Forse per distrarci dal periodo - non certo limpido - nel quale sono nate le élite di oggi. Il libro di Cingolani, per quanto breve, studia in profondità la galassia del neofascismo italiano. La destra estremista dei Nuclei Armati Rivoluzionari, di Terza Posizione e Costruiamo l'Azione è formata da ragazzi di vent'anni che si avviano fin dall'inizio in una dimensione della lotta politica basata prevalentemente sulla violenza. La violenza quotidiana è l'azione politica: il ribellismo come affermazione della propria individualità. Negli scontri di piazza, accanto alle tradizionali squadre fasciste composte dai veterani, fanno la loro comparsa i ragazzi del "Campo Hobbit", riuniti intorno a Pino Rauti. Nei tre giorni del primo Campo si susseguono concerti, corsi e dibattiti, si migliora la stampa e la comunicazione interna, ma soprattutto si migliorano le tecniche della guerriglia. I ragazzi sono tutti giovanissimi e vivono una giovinezza che scorre "nervosa e veloce, cucita col filo del sangue". Hanno assimilato la viscerale avversione per i "rossi" in famiglia, poi hanno maturato la loro convinzione a scuola nel confronto - sempre fisico, quasi mai politico, con l'Autonomia - e subito sono finiti per strada con le armi in pugno. Tra loro spiccano figure come Valerio Fioravanti (che non è più il bambino, protagonista televisivo de La famiglia Benvenuti) e Alessandro Alibrandi, figlio del famoso giudice istruttore di Roma, Antonio. Il movimento avvia d'impeto una spietata serie di attacchi e di vendette, anche contro quei poliziotti che cercano, a differenza di altri loro colleghi, di contenere il fenomeno. Poi la spinta si consuma e arriva la contiguità con i servizi segreti e la malavita, con la banda della Magliana, la mafia siciliana e le bombe. Alibrandi muore nel 1981 assaltando una pattuglia della stradale, mentre il 2 agosto dell'anno prima era saltata in aria la stazione di Bologna, un crimine per cui sono stati condannati in via definitiva Fioravanti e la sua compagna, Francesca Mambro. (p.b.)