Nel 1987, constatate le enormi difficoltà della magistratura a individuare i colpevoli delle stragi che dalla fine degli anni Sessanta hanno insanguinato l'Italia, la Camera dei Deputati ha approvato la costituzione di una Commissione d'inchiesta per studiare il fenomeno e capire i motivi dell'impunità.
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Le elezioni anticipate impedirono alla commissione, presieduta dall'onorevole Gerardo Bianco (Democrazia Cristiana), di portare a termine il lavoro. Nel maggio del 1988 fu cosí costituita la Commissione Parlamentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi (più brevemente ribattezzata Commissione Stragi), presieduta da Libero Gualtieri del Partito Repubblicano. Anche questa volta lo scioglimento delle Camere giunse prima del deposito della relazione finale, per cui è stato necessario prorogare a più riprese il termine di scadenza dei lavori. Nel corso della X e XI legislatura, alla presidenza è stato confermato il senatore Libero Gualtieri, mentre nella XII e XIII legislatura la presidenza è stata affidata al senatore Giovanni Pellegrino (Partito Democratico della Sinistra). Le attività della Commissione si sono svolte in gruppi di lavoro ai quali hanno partecipato, come consulenti, alcuni dei maggiori esperti in materia: Franco Ferraresi, Giorgio Galli e Giuseppe De Lutiis. Durante le quattro legislature, nell'archivio di Palazzo San Macuto sono stati raccolti un milione e mezzo di fogli costituiti da materiale documentale, atti, documenti istruttori e processuali, perizie, testimonianze, studi, sbobinature di oltre 200 audizioni. Da questa enorme mole di materiale raccolto è scaturita la Proposta di relazione del presidente Giovanni Pellegrino in Commissione Stragi, depositata nel 1995 ma mai acquisita agli atti della Commissione. Tale proposta è stata qui pubblicata per intero, divisa in due volumi. La Commissione ha analizzato meticolosamente questi quarant'anni di storia italiana attraverso il susseguirsi di attentati, di stragi e di tentati golpe. I punti fermi dell'inchiesta parlamentare sembrano essere sostanzialmente tre: che gli episodi di copertura messi in atto dai servizi segreti e da alti funzionari dello Stato presupponevano uno stretto legame e un compatto tessuto collusivo tra quelle istituzioni e i responsabili delle stragi; che è esistito un rapporto diretto tra alcuni settori politici e istituzionali e la mafia, le logge massoniche, i servizi segreti deviati e i movimenti eversivi di impronta neofascista; che, infine, la strage è stata uno strumento utilizzato per fini politici. Nella prefazione, Fabrizio Rizzi afferma che "la fotografia che emerge dalla relazione della Commissione Stragi [...] è più di una storia, finora mai compiuta da uno studioso, ma è anche più di una lezione civile. Ô la memoria, ingombrante e inquietante che l'Italia si porta addosso". (b.s.)