Due omicidi, quattro sequestri di persona, decine di attentati e un numero indefinito di evasioni: questo è il bilancio dei tre anni d'azione dei Nuclei armati proletari, organizzazione attiva a metà degli anni Settanta, costituita da un centinaio di militanti effettivi e con un seguito esplosivo all'interno delle carceri.
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Tra le formazioni che scelsero la lotta armata, e in relazione al numero dei militanti, la storia dei Nap è in assoluto quella con il maggior numero di morti. A loro, le forze dell'ordine e la giustizia non hanno mai fatto sconti. Coinvolgente come un romanzo, puntuale come un saggio, “Vorrei che il futuro fosse oggi” chiarisce perché la rivolta degli ultimi, di chi vive costantemente ai margini, come è accaduta allora, è pronta a riesplodere anche oggi. Con le fondamentali testimonianze dei diretti protagonisti: da Lotta Continua, nelle parole di Goffredo Fofi ed Erri De Luca, alle Brigate Rosse, con Alberto Franceschini e Renato Curcio. E ancora, i ricordi di chi le azioni dei Nap le subì, come il giudice Giuseppe Di Gennaro, sequestrato per diversi giorni, e Alfonso Noce, capo dell'antiterrorismo e vittima di un sanguinoso attentato.